Imparare a vivere implica saper accettare.

Abbiamo affrontato con Maria una tematica molto importante.

Come imparare a convivere con un figlio distante da casa.

Maria é mamma di una ragazza di ormai 31 anni la quale ha deciso di allontanarsi da casa molto presto.

Nonostante la giovane età, il suo senso di responsabilità l ha portata ad anticipare le sue esperienze di vita così da poter un domani essere presente nel vero momento di bisogno.

Maria: Imparare a vivere implica saper accettare.

La Voce di Maria…

Sono sposata da 31 anni e la differenza di età tra mio marito e me equivale più o meno agli anni di matrimonio. Ho conosciuto mio marito all’età di 32 anni, desiderosa di formare una famiglia e di gioire di un senso di protezione che andava ben oltre quello a me conosciuto.

I miei genitori inizialmente non erano d’accordo alla nostra unione essendo lui un uomo più grande di me ed essendo inevitabilmente schiavi di quei concetti arcaici sul giudizio degli altri.

Con il tempo il suo essere distinto, brillante ed intelligente ha prevalso sulle incertezze di parenti ed amici.

Grazie alla galanteria che anticipava la sua giovinezza interiore siamo riusciti pian piano a levigare quei rancori e abbiamo avuto il nostro riscatto sul tempo.

In mio marito ho trovato da subito una spalla sulla quale poggiarmi oltre che un uomo maturo sul quale poter contare.

Dal nostro amore è nata nostra figlia Desirée, così chiamata appunto per il desiderio stesso di darla alla luce.

La stessa luce che ora illumina i nostri occhi.

Desirée quest’anno compie 31 anni, il nostro é stato sempre un rapporto speciale con parentesi conflittuali.

Ha vissuto con noi fino al completamento delle scuole superiori, dopodiché, desiderosa di intraprendere il percorso universitario ci ha comunicato il desiderio di volersi trasferire a Lucca. Inutile dire che inizialmente ho tentato di dissuarderla facendole presente che avrebbe potuto studiare nella nostra città, ma la sua determinazione mi ha fatto capire le sue reali intenzioni.

È una ragazza tenace e quando si mette in testa di raggiungere un obbiettivo é impossibile spostare la sua attenzione altrove.

Il pensiero di dover vivere distante  dall’unica figlia mi distruggeva, ma desideravo solo che fosse felice e che potesse dar vita ai suoi sogni.

La sera della laurea aveva con sé una lettera destinata a noi, nella quale c’era scritto che era pronta a spiccare il volo, ma che non sarebbe stato un addio bensì un arrivederci.

Sottolineò che quello era il momento giusto per lasciarla andare poiché noi  godevamo ancora di ottima salute e lei sarebbe tornata al nido in qualsiasi momento di bisogno.

Con il nostro appoggio prese la decisione di trasferirsi iniziando una nuova avventura.

La distanza aumentava e con lei anche le

preoccupazioni.

Sono sempre stata una mamma presente nella sua vita anche quando lei non poteva vedermi io ero lì, con il sostegno e l’appoggio di mio marito, il quale nonostante la sua importante età era di grandi vedute e la

supportava in ogni sua scelta senza mai ostacolarla.

Accettare nel profondo di averla lontana non é stato affatto facile, ma dovevo permetterle di spiegare le ali giacché oramai adulta.

Ci sono stati momenti nei quali mi mancava terribilmente ed era inevitabile  dover fare i conti con la mia emotività.

La chiamavo più volte al giorno, senza rendermi conto che così facendo destabilizzavo entrabe manifestando solo la mia malinconia.

Ci tenevamo in contatto grazie ai mezzi a

disposizione, ci scrivevamo spesso e poterla vedere anche attraverso il telefono mi rincuorava.

È riuscita a guidarmi nello staccare pian piano quel cordone ombelicale che probabilmente nutriva piu me che lei, guidandoci nella gestione dei momenti di sconforto nei quali non vedevamo altro che buio.

Il tempo passava e i suoi spazi venivano colmati da amici e lavoro.

Ho cosi iniziato a farmi forza cercando delle distrazioni che potessero riempire  quel costante vuoto.

Il mio desiderio più grande é che lei riesca a realizzare il suo sogno e che io possa con il tempo continuare ad essere per lei una valida spalla.

Data la mia esperienza mi sento di consigliare a tutti coloro che hanno figli

lontani, di non restare costantemente in attesa che il telefono squilli, ma di ammirare quel volo verso l’orizzonte poiché è il risultato del nostro  immenso impegno.

 

Imparare a vivere implica saper accettare.

 

                                   Maria, 64 anni, Enna

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