Intervista a nonno Antonio

Condivido la vita da ormai quasi 55 anni con Elena la mia compagna.

Non ci siamo mai sposati, scelta condivisa da entrambi giacché non nutrivamo il desiderio di doverci confermare mettendo nero su bianco una scelta già fatta nostra da tempo.

Ci siamo appartenuti sin dal primo istante attraverso un incontro di sguardi e battiti che progredivano alla velocità della luce.

Provenivo da una buona famiglia e la mia persona non passava in osservato poiché avevo molta cura nel vestire e le mie buone maniere anticipavano il mio nome.

Probabilmente il mio essere sfuggente all’apparenza e il suo schivo disinteresse hanno fatto si che la mia attenzione ricadesse in particolar modo su di lei.

Riservata, sicura di sé ed educata al contempo a tal punto da sembrare quasi fiabesca.

Antonio: Mi ritengo un nonno originale, gioviale e pronto a calciare un pallone sotto sua richiesta..

Quel suo modo non scontato nel riservarmi attenzioni mi destabilizzò a tal punto da innamorarmene perdutamente, così iniziai a corteggiarla.

Mettemmo su famiglia presto, spinti da una irrefrenabile voglia di costruire e condividere ogni modo di affrontare la vita.

Confronto, coinvolgimento e reciproca considerazione hanno stilato le basi per un rapporto simbiotico e duraturo.

Abbiamo una figlia di ormai 40 anni e siamo nonni di un bambino di 7 anni, Federico il quale con il suo arrivo ha riempito e colmato al tempo stesso spazi e vuoti. 

Lo definiamo il nostro valore aggiunto giacché riesce a tirare fuori quelle parti di noi che con il tempo inevitabilmente si tendono a mettere da parte. Siamo nonni presenti soprattutto dal momento in cui mia figlia ha interrotto la sua relazione e si é vista costretta, per quanto da noi supportata a doversi cercare un’occupazione.

Elena ed io lo portiamo spesso a scuola alternandoci, in base alle possibilità di entrambi ancor più spesso andiamo a riprenderlo per poi rimanere al parco adiacente l’edificio.

Mi ritengo un nonno originale, gioviale e pronto a calciare un pallone sotto sua richiesta.

Da 10 mesi a questa parte sono nate delle complicazioni nei rapporti tra il padre di Federico e nostra figlia causando loro conflitti, riversati purtroppo di riflesso sul nostro ruolo di nonni.

La presenza di Federico in casa sta venendo sempre meno, tutto ciò dettato da rivalse tra “parentele” dovute ad ostinazioni in merito alla durata di frequentazione e tempo sottratto da alcuni nonni rispetto ad altri, ma non solo, sono stati messi in discussione i metodi educativi da noi adottati, facendoci risultare persone di cattiva educazione e distratti verso la sua crescita.

Dai racconti di mio nipote quando è a casa dei corrispettivi nonni non viene molto coinvolto, dandogli presenza nell’occupare solo interstizi e non distese. Con Federico investiamo il tempo a disposizione essendo presenti non solo fisicamente, ma lasciandoci coinvolgere in giochi e dedicando lui tempo di qualità.

Dinnanzi mio nipote non lascio trasparire alcun risentimento o astio in merito alla situazione attuale, per evitare di influenzare i suoi pensieri e di ferire i suoi sentimenti poiché restano pur sempre i suoi nonni.

Non sono assolutamente d’accordo su frastagliamenti e discriminazioni sopratutto perché non parliamo di un oggetto, ma bensì di un bambino si 7 anni desideroso e doveroso di ricevere solo ed unicamente amore. 

A rimetterci in queste situazioni sono solo i bambini, gli adulti così facendo nutrono solo i loro egoismi e riversano le frustrazioni dei loro fallimenti negli affetti familiari.

Noi nonni dovremo essere in grado di insegnare ai nostri nipoti l’essenza della parola perdono, senza portare rancore e smisurata voglia di rivalsa. Abbiamo il compito di guidarli verso un cammino di crescita Spirituale e morale, cosicché possano conservare sempre una parte della loro purezza.

Il problema delle persone adulte, è che smettono di sognare troppo presto…

Ricordate che veder fallire le persone rende meno tristi solo i miserabili.

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