Il profumo dei ricordi

Anche la scuola nel tempo ha subito cambiamenti radicali.

Partendo dal metodo educativo adottato, al quantitativo di materiali da dover portare con sé.

Ad oggi i bambini si trovano a dover lottare con zaini straripanti di libri riportando nel tempo asimmetrie e problemi alla colonna vertebrale, costretti poi a ricorrere necessariamente ad un apposito carrello porta zaino.

Per non parlare del materiale didattico dalle mille sfumature acquistato il più delle volte per capriccio.

Un tempo tutto ciò era decisamente superfluo.

La scuola non era considerata un palcoscenico ma “l’opera finale”.

Ho un ricordo nitido dei primi giorni delle elementari, l’igiene personale doveva anticiparci all’entrata poiché era diffusa la scabia ed eravamo costretti a mantenere un certo “decoro”. 

Mia mamma controllava ogni mattina se avessi le unghie ben pulite in caso contrario era pronta con saponetta e spazzolino.

All’ingresso se qualche bambino giungeva con le unghie sporche veniva accompagnato davanti al catino riempito con acqua gelida ed era costretto a lavarsi per bene, con tanto di spettatori vigili.

I lunghi capelli delle bambine dovevano essere in ordine con trecce molto strette per evitare il contagio dei pidocchi.

Non conservo neanche un ricordo di una compagna con i capelli sciolti, peccato!

Franco: La scuola non era considerata un palcoscenico ma "l'opera finale"

L’edificio per fortuna non distava molto dalla nostra casa, i più fortunati percorrevano la strada in bicicletta i meno come il sottoscritto a piedi.

Le classi erano molto numerose e le aule arrivavano a contenere un massimo di 40 allievi.

L’effluvio che ci accompagnava per tutta la giornata sembrava non volerci salutare al termine dell’orario scolastico e il mal di  testa era un invisibile compagno di banco.

I maestri erano costretti a dover essere molto severi per tenere la disciplina.

Le punizioni erano destinate ai sfrontati o a chi mancava di educazione. Ricordo chiaramente  l’episodio in cui venni rimproverato per aver riso durante una spiegazione. Non scorderò mai la sofferenza nel dover restare in ginocchio per 40 minuti sui tanto temuti “ceci”.

Per non parlare delle bacchettate sul dorso e palmo della mano.

Riuscivo a sentire l’intera scossa che attraversava il mio corpo.

La punizione meno dolorosa alla quale resistere era quella di tenere braccia incrociate dietro la nuca per diverso tempo.

Ripensandoci tutto ciò era al quanto crudele, ma sicuramente necessario per far valere la propria autorità in un contesto di 40 bambini desiderosi di “baloccarsi”.

Per gli studenti più svogliati definiti “ciuchi” avevamo un cappello con orecchie da asino arrivato alla fine dell’anno ad essere la corona di tutta l’intera classe.

La cartella scolastica era in cartone o in cuoio in base alla possibilità della famiglia. All’interno vi erano poche cose essenziali come un righello in legno, una matita, una gomma, due quaderni e un pennino per il calamaio. La mia apparteneva ad un caro cugino, ricordo ancora l’odore vissuto di quella pelle e il suo liscio rivestimento.

I voti delle pagelle erano trimestrali andavano da 0 a 10 e il metro di valutazione era molto severo.

Durante il periodo invernale ognuno portava a scuola un ciocco di legno da mettere nella stufa che riscaldava la classe ma nonostante ciò le dita dei miei piedi erano costantemente ghiacciate.

Vigeva lo spirito di solidarietà tra noi compagni soprattutto verso i meno fortunati.

La merenda la portavamo da casa avvolta in un tovagliolo di stoffa. 

Mia mamma la sera prima si anticipava nel prepararla ed io non vedevo l’ora che arrivasse il giorno dopo per scoprire cosa avrei trovato.

Il più delle volte speravo nel pane burro e zucchero, ma sapevo che non sempre mi poteva accontentare.

Di quei tempi rimpiango la fanciullesca curiosità per la vita.

Nonostante le dure maniere di un tempo abbiano contribuito ad indurire i nostri caratteri, i sani valori di una volta (oramai estinti).

Fortunatamente sono rimasti illesi.

Cara “Vita”..

È stato bello conoscerti.

Nonno Franco 88 anni, Brindisi.

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